Ciò che caldo non è
Nelle Città invisibili, per me il capolavoro di Italo Calvino, l’autore scriveva questo celebre passo, che cito sempre con piacere, in quanto fonte di continua saggezza…
«L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».
35 gradi all’ombra sono un dato oggettivo, difficile da ignorare, la natura soffre e il nostro corpo con lei. Ma abbiamo un’arma, il saper distinguere, che in altri contesti si chiama anche “discernimento”.
Vi sono pensieri e attitudini che possono aiutarci a capire ciò che non soccombe al caldo, gli possiamo dare spazio e in queste temperature possiamo forgiare, allenandoci, la nostra capacità di ricreare acqua interiore, equilibrio dei liquidi, freschezza non solo del cibo, ma anche dei rapporti umani e del nostro sorriso…
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