Le porte dell'in@erno
Della notte dei Santi, tra il 31 ottobre e il 1° novembre, e dei costumi (più morti che santi) che i bambini amano indossare chiedendo «dolcetto o scherzetto?», non credo ci sia molto da raccontare: è diventata una festa molto commerciale e decisamente molto pubblicizzata. Tuttavia è interessante notare che questo travestimento allude all’idea che il mondo dei defunti può entrare nel mondo dei vivi, una possibilità contemplata e temuta in molte tradizioni, anche lontane nel tempo e nello spazio.
Nell’antichità classica le due dimensioni erano ben distinte, ma c’era un momento dell’anno in cui si aprivano le porte dell’aldilà, una dimensione cupa, permeata di rimpianti. Accadeva ogni anno a febbraio (tre giorni per i Greci, nove per i Romani) ed erano momenti di sentita commemorazione dei defunti, un po’ come accade in Messico per El Día de los Muertos, una vera e propria festa che va dal 31 ottobre al 2 novembre. In aggiunta, nel mondo latino, vi erano altri tre giorni, il 24 agosto, il 5 ottobre e l’8 novembre, in cui la pietra che chiudeva la fossa circolare posta al centro di ogni città, accesso al mondo dei Mani (i morti benevoli degli antenati), veniva alzata: il confine tra vivi e defunti si dissolveva.
Anche in Oriente esiste un periodo con una funzione simile: il Festival dei fantasmi, che cade dalla metà di luglio fino a circa metà agosto, a volte di più. Il calcolo è stabilito dal calendario lunare e varia molto di anno in anno. Nel 2023, per esempio, l’intervallo è durato dal 15 luglio al 30 agosto. Durante questo periodo le porte dell’inferno, in cinese guǐ mén guān 鬼门关 (pron. guei men guan; trad. 鬼門關), si aprono e gli spettri (guǐ, pron. guei) vagano in cerca di cibo. Quale? L’energia dei viventi.
Secondo la filosofia taoista, in cui affondano le radici della medicina cinese, i guǐ entrano in risonanza con quelli che i testi antichi chiamano i nostri “demoni” interiori, grossomodo i peccati capitali della tradizione giudaico-cristiana, così ben descritti da Dante nella Divina Commedia. Come avviene il contatto? Per “simpatia vibrazionale”. È come se, trovando un “vuoto“, venissero richiamati dagli orifizi con cui sono più in “sintonia”, per es. gli occhi con l’invidia, la bocca con la gola ecc. secondo un legame analogico così comune in poesia. Credenza vuole che, una volta trovata accoglienza in quel “vuoto”, i guǐ vi creino il loro “nido”, sfruttandovi l’energia dell’ospite a proprio vantaggio, disturbandola.
Si tratta di una spiegazione che attinge all’immaginario millenario taoista per descrivere quello che oggi si potrebbe definire il contatto con un virus, tuttavia non manca di generare in noi una certa inquietudine. In effetti, in questo periodo, capita spesso di percepire che la dimensione in cui viviamo si è “approfondita“, che il fondale del mare in cui nuotiamo di solito si è inabissato di qualche centinaia di metri. Le feste dei santi e dei morti, esattamente come quelle latine dei Mani, offrono un contesto sociale a queste sensazioni.
Ma anche l’autunno, con le foglie che cadono e marciscono, il paesaggio che si spoglia a formare scheletri di alberi caduchi, la diminuzione della luce diurna, il freddo, ci spingono verso emozioni più cupe. Come nei versi conclusivi degli Uomini vuoti di T.S. Eliot: «È questo il modo in cui finisce il mondo / non con uno schianto, ma con un lamento». Tuttavia, la natura va ascoltata bene. Ci insegna che la fine preclude sempre a un nuovo inizio, che chiudersi all’interno, portare energia alle nostre radici, è il modo non solo di superare l’inverno, ma di prepararsi a una grande primavera. È questa la cura per non farsi svuotare all’interno.
A chi segue il mio metodo assegno in questo periodo un compito: scegliere un bulbo sulla base di valori simbolici personalizzati, abbinarvi un progetto di vita, metterlo a dimora e… aspettare. È una pazienza fertile, una disposizione a sintonizzarsi con i cicli naturali, a coltivare se stessi in quella terra piena di vita. E di fronte a quella pienezza concreta e simbolica insieme, l’energia che entra nei “vuoti” ci gira intorno con il suo sinistro passo di danza, corteggiando i nostri pensieri autunnali, ma poi si allontana.
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