Tuina dei campi concentrici

Buon Natale, amici!

Buon Natale, amici!

Siamo in un tempo speciale. Perché fa rima con “Natale“? Sì, se poi non fa rima anche con “commerciale“… Se questo periodo coincide con frenesie, corse e sfarzi, ha perso il suo senso originario. È inevitabile che di corsa lo si sia un po’ tutti, ma almeno un paio d’ore di raccoglimento e di silenzio dovremmo ritagliarcele, per ascoltare le stelle che brillano, sentire la notte che cresce, udire il “suono della luce“.

Il culto cristiano si innesta dentro una tradizione ancora più antica, rendendola densa di significato. Siamo intorno al solstizio di inverno, quando le ore notturne raggiungono la loro massima estensione e il sol invictus, il sole mai sconfitto, vince la notte e ricomincia a guadagnare campo con il giorno. Nei primi secoli del cristianesimo, il Cristo incarna e raccoglie anche questi attributi pagani, sovrapponendosi al dio Sole. Lui, in quanto luce che nasce e nascerà sempre, perché destinato a sconfiggere il buio e la morte.

Quando celebriamo il Natale, dovremmo sintonizzarci con questo cosmo profondo che ci illumina di stelle… Basterebbe uno sguardo in alto, uscendo dalla messa di mezzanotte o da una cena con amici, per capire quanto di quello che riteniamo solido e certo, come la terra, non è stabile, perché viviamo su un’astronave sospesa nell’infinito

Dove andiamo, da dove veniamo, chi siamo… le domande della filosofia e della religione affiorano più facilmente durante la lunga notte del solstizio. E noi, dopo un glorioso anno come quello che abbiamo passato, nel profondo del cuore, dentro al cuore di un drago, riusciamo a costruire la bellezza di un essere finito, che riflette l’infinito.

Buon Natale, amici, ovunque nel tempo e nello spazio voi siate!