Tuina dei campi concentrici

L'anno del Coniglio

Dal 22 gennaio 2023, secondo l’oroscopo cinese, è ufficialmente iniziato l’anno del Coniglio o della Lepre.

Cosa ha di speciale il 22 gennaio 2023? Che coincide con la seconda luna nuova dopo il solstizio d’inverno, l’evento astronomico che segna il capodanno cinese. Ecco perché la data varia di anno in anno (come succede in Occidente per la Pasqua): perché c’entra la luna, il cui mese non dura circa 30 giorni ma 28.

Ma questo inizio va letto come un “nuovo inizio“, sì perché ogni animale dell’oroscopo cinese ritorna dopo 12 anni. L’ultima volta c’è stato nel 2011, la volta prima nel 1999 e così via. Ritorna, ma in un elemento diverso. Nella concezione del mondo alla base della Medicina Tradizionale cinese vi sono 5 elementi in una precisa successione: acqua, legno, fuoco, terra, metallo. A questi elementi sono collegati organi del corpo, stagioni, direzioni cardinali, colori… Nel 2011 abbiamo vissuto l’esperienza del Coniglio di metallo, abbinato al colore bianco. Adesso ci troviamo a vivere il Coniglio di acqua, di colore nero.

L’analisi del valore di questo anno sui cicli della nostra vita non può che essere individuale, perché non dipende soltanto dall’anno di nascita di ogni persona, ma anche dal vissuto nei ritorni di ogni ciclo. Quando, durante le sedute, analizziamo insieme gli eventi passati è sempre straordinario vedere come i “ritorni” sono ricami sul tessuto della vita, nuove opportunità per riprendere fili rimasti in sospeso per completare il disegno dell’esistenza. Sembra molto astratto, ma in realtà non c’è niente di più concreto perché il tessuto che ricorda tutto è il nostro corpo e le sedute di Tui-na non mancano di evidenziare ciò di cui c’è più bisogno in quel momento.

Dopo l’anno sfidante della Tigre, questo animale selvatico e schivo ci riporta a soffermarsi, ancora più in profondità (acqua) di 12 anni fa (metallo). Ci invita ad alzare le orecchie, a porsi in ascolto, a sintonizzare il nostro udito con le giuste frequenze, quelle ci nutrono davvero. Ci spinge a capire che la nostra tana è la nostra interiorità e il nostro territorio è quello degli spazi silvestri, liberi, aperti.